La Quaresima inizia quaranta giorni prima della Pasqua.
In ogni chiesa, durante l’Eucaristia o la Liturgia della Parola, il sacerdote impone sulla fronte dei fedeli un pizzico di cenere.
Un gesto simbolico, a ricordare la caducità della vita terrena:
«Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai»
è l’ammonizione del celebrante che accompagna il segno, oppure: «Convertiti e credi al Vangelo», a evocare le prime parole di Gesù, che aprono il tempo di Quaresima, e spronare i fedeli alla conversione.
Le ceneri sono il simbolo eloquente del fallimento, di ciò che è stato bruciato, consumato, distrutto. Le ceneri parlano del nostro peccato, della nostra fragilità, di ciò che ha intaccato e deturpato la nostra vita.
Per questo ricevere le ceneri sul capo equivale a riconoscere il male che è in noi, ad esprimere dispiacere, a manifestare il pentimento.
Ma le ceneri non sono solo questo. Lungi dall’essere inutili, esse permettono di ottenere un bucato bianco e profumato (la lisciva delle nostre nonne) e, sparse nei campi in primavera, assicurano alla terra una nuova fecondità.
Il gesto dell’imposizione delle ceneri ha in sé una carica emotiva e simbolica straordinaria cui le parole di chi presiede la celebrazione, nelle due formule possibili, danno il senso liturgico ed ecclesiale.
L’esercizio della penitenza quaresimale ci ottenga il perdono dei peccati
e una vita rinnovata a immagine del Signore risorto