Foglio Parrocchiale

O Padre, tu hai mandato il Cristo, re e profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno, fa che la sua parola, che oggi risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza.

Tempo di semina – intenzioni di preghiera per le vocazioni
A cura del Seminario Vescovile San Gaudenzio

INTERCESSIONE ALLA SANTA TRINITÀ’

23 gennaio- Domenica: per la vocazione alla santità/vita battesimale: o Santissima Trinità, dona alla Chiesa di essere testimone libera e gioiosa del vangelo, perché tanti uomini di buona volontà possano scegliere la vita cristiana come vocazione che illumina la propria esistenza. Preghiamo.
24 gennaio- Lunedì: per uomini e donne in ricerca: o Santissima Trinità, rischiara il cammino di coloro che cercano ciò che può dare senso alla propria vita, e spargi a piene mani vocazioni di ogni tipo nel campo della Chiesa. Preghiamo
25 gennaio- Martedì: per la vita contemplativa: o Santissima Trinità, affascina sempre uomini e donne amanti del tuo volto perché molti scelgano di dedicare tutta l’esistenza, in modo assoluto, a contemplare il tuo mistero. Preghiamo
26 gennaio- Mercoledì: per la vita consacrata/religiosa attiva: o Santissima Trinità, in questo tempo di penuria di vocazioni alla vita consacrata, ti chiediamo che tanti scoprano la bellezza della vita fraterna e del servizio. Preghiamo
27 gennaio- Giovedì: per i sacerdoti: o Santissima Trinità, spargi a piene mani chiamate al sacerdozio ministeriale, fa’ che il desiderio della stola e del grembiule muova a scelte coraggiose verso il seminario.
28 gennaio- Venerdì: per gli sposi: o Santissima Trinità, fa’ che tanti scoprano la profondità del sacramento nuziale e lo scelgano mettendosi a servizio della chiamata evangelizzatrice della Chiesa. Preghiamo
29 gennaio- Sabato: per i/le laici/che consacrati/e: o Santissima Trinità, chiama ancora laici e laiche a consacrarsi e a diventare sale che dà sapore e senso alla vita quotidiana e alle relazioni lavorative.
Preghiamo

III Domenica tempo Ordinario – “Oggi si è compiuta questa scrittura”
La sorpresa più grande per gli ascoltatori è il commento che Gesù fa al testo letto. Una frase lapidaria, breve soprattutto carica di un’autorevolezza senza paragoni, anzi senza appello:
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21).
Ciò che i presenti hanno visto, quel Gesù loro concittadino che ha letto il testo di Isaia, è proprio il compimento di quella parola che il profeta ha annunciato per un futuro misterioso e che hanno udito oggi. E allora come reagiscono di fronte a questa rivelazione inaspettata? Dopo un probabile sgomento per una parola che non si aspettavano e una prima reazione di meraviglia, ecco subito un interrogativo molto banale e plausibile: ma quello che ci ha detto queste cose, «non è costui il figlio di Giuseppe?» (4,22). È Gesù stesso a dare una risposta a questa domanda e a tante altre rimaste inespresse nel cuore.
Gesù sa bene che quella domanda è molto pericolosa. Essa non è una semplice constatazione, ma nasconde una duplice pretesa: quella di conoscere veramente chi è Gesù e illudersi di poter utilizzare ciò che lui promette per se stessi, per i propri bisogni immediati. In fondo la duplice pretesa è questa: non credere veramente che Dio possa agire nella storia dell’uomo con gli strumenti più semplici, più conosciuti e strumentalizzare la salvezza per sé, trattenerla per i propri bisogni. Questa è la pretesa che Gesù, con linguaggio sapienziale e citando due esempi di profeti, mette allo scoperto. E smascherando i ragionamenti inconfessati nascosti nel cuore dei nazaretani, li obbliga a pronunciarsi. Di fronte a quell’oggi che lui annuncia come salvezza realizzata nella sua persona, non possono rimanere neutrali, non possono nascondersi dietro ai loro interrogativi. E certamente questo modo di procedere di Gesù li irrita terribilmente. Scompare ogni stupore: si sentono come traditi e disillusi. Ed è interessante il gesto che compiono: «Lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte […], per gettarlo giù» (4,29). Hanno dovuto prendere una posizione e questa non solo è il rifiuto, ma il tentativo di cancellare questa presenza scomoda dalla loro vista. Come i profeti, Gesù è portatore di una Parola di Dio che è sempre diversa da quella che l’uomo attende e pretende. Questo è il rischio dell’incredulità: prevedere, controllare e strumentalizzare l’agire di Dio. E quando Dio ci incontra in un modo inaspettato, quando ci rivolge una parola che non attendevamo, ecco allora l’incredulità. E questa aumenta quando pretendiamo di poter sperimentare nella nostra vita sempre un volto spettacolare e potente di Dio.