Raccogliamo qui i foglietti pasquali di cui è saltata la pubblicazione causa defaillance dell’amministratrice del sito, proprio quando avrebbe dovuto funzionare un periodo tanto buio. Speriamo che leggere queste belle meditazioni possa far rivivere la festa e portare conforto a chi si trova ancora in difficoltà.
Messaggio Pasquale di Don Maurizio:
Quando ti rompi una caviglia, prima della comparsa del dolore o della reazione adrenalinica, c’è un attimo di vuoto, di ritardo. Magari la frattura è già evidente alla percezione visiva, ma il corpo nel suo insieme non ha ancora mandato l’allarme, sembra preso alla sprovvista e incapace di reagire. In quell’istante spunta una domanda imbarazzata ma profonda “che cosa è successo o che cosa sta succedendo?”. Poi quell’interrogativo è sopraffatto da tutte le risposte automatiche della nostra fisiologia.
Qualcosa di simile accade in queste settimane. Quando il corso normale delle nostre giornate è profondamente sconvolto da un virus invisibile, quando le nostre quotidiane abitudini sono bruscamente sospese, il flusso in apparenza coerente della nostra esistenza viene compromesso nelle sue radici. Dapprima si sperimenta uno choc, che ci lascia a bocca aperta; ci si sente stranamente stupiti. Poi a poco a poco emerge dentro ciascuno di noi la necessità profonda di trovare parole per quello che sta accadendo. Noi siamo esseri di parola, abbiamo un bisogno fisiologico di comunicazione: il nostro corpo vive non solo di acqua, cibo e aria ma di parole che danno senso al mondo.
E così mendicanti di qualche significato ci siamo trovati ascoltatori assetati delle notizie dei media, notizie purtroppo piene di paura, ansia, incertezza. Questo virus piccolissimo, e sembra un paradosso, è diventato un gigantesco mostro che occupa tutti gli spazi. È dappertutto: è nell’aria, si annida nelle case, persiste sulle superfici. Raggiunge pure il nostro riposo notturno: ci sentiamo minacciati anche dentro i nostri sogni. La paura ingrandisce tutto e non fa che aumentare il nostro senso di disorientamento. Temiamo il crollo di tutto ciò che abbiamo costruito per dare forma al nostro mondo. Temiamo la vuotezza dei nostri gesti abituali che danno senso alle nostre giornate. Temiamo costantemente di essere risucchiati dal vortice del nulla. Temiamo per tutto e viviamo intimoriti rinchiusi nelle nostre case poco sicure.
Forse è bene condividere questi sentimenti. Anche io mi sono trovato spesso senza direzione, incapace di reagire, sospeso tra i sospesi. Anche io ho provato talvolta timore, incertezza, scoramento.
E così dentro a tutto questo che cosa ci dice la Pasqua di Cristo, Pasqua dal giovedì santo alla domenica di risurrezione?
Ci dice che siamo fragili, erba del campo che oggi c’è e domani è falciata e dissecca. La nostra esistenza è un fluire continuo, bisognosa di tutto. E quando si inceppa qualcosa di quel bellissimo e complesso ingranaggio, che è la vita, tutto implode. Oggi, forse, ci rendiamo conto di questa fondativa alleanza con la natura, alleanza che non può essere data per scontata in ogni tempo.
Ma la Pasqua ci dice anche che l’orizzonte in cui si colloca la nostra fragilità è molto più profondo di quello che immaginiamo. Anche Gesù nell’orto degli ulivi ha sperimentato il profondo spaesamento prodotto dalla certezza di perdere la propria vita. Ma egli ha anche consegnato risolutivamente se stesso e si è abbandonato al Padre. E il Padre ha dilatato nell’alba domenicale l’esistenza di Gesù.
Quello che la Pasqua ci dice è che anche la nostra fragile esistenza è inserita nel mistero del Risorto. E che quel nulla che vediamo intorno a noi è in realtà frutto della nostra paura, perché ciò che sta a fondamento di tutte le cose è l’amore vitale e vitalizzante del Padre.
Buona Pasqua a tutti.
Don Maurizio