IL VESCOVO INCONTRA L’UNITA’ PASTORALE MISSIONARIA DEL VERGANTE

Brambilla UPM 1

“Ce la faremo? Io credo di sì”. Mons. Franco Giulio Brambilla ha concluso così la serata con i laici dell’Unità Pastorale del Vergante, visitata mercoledì 22 febbraio insieme al Vicario Generale don Fausto Cossalter, al Vicario per la Pastorale don Brunello Floriani e al vicario territoriale don Claudio Leonardi. L’incontro, preceduto nel pomeriggio dal confronto con i sacerdoti, è stato una delle 24 tappe del viaggio che il vescovo sta percorrendo in visita alle nuove Unità Pastorali Missionarie per avviare e concretizzare le scelte volute dal XXI Sinodo diocesano.

Dopo la preghiera iniziale don Fausto, riconosciuto che sul nostro territorio il “lavorare insieme” ha una storia quasi ventennale, ha illustrato la nuova configurazione geografica  dell’UPM che ha visto l’aggiunta delle comunità di Meina, Invorio Superiore e Invorio Inferiore e lo scorporo di Gignese, Vezzo e Nocco per un totale di 16 parrocchie. Ha proseguito quindi don Brunello che ha sottolineato la necessità di esprimersi con creatività per sfruttare al meglio le risorse presenti e raggiungere tutti, trovando il giusto entusiasmo per “stare dentro” le novità.

Sono quindi seguiti numerosi interventi che hanno incrociato i grandi capitoli della pastorale con le fatiche e la sfida dell’essere cristiani oggi, temi ripresi dal Vescovo che ha chiesto ripetutamente di accogliere senza paura il cambiamento, occasione per rimettere al centro della vita di ciascuno e di quella delle nostre comunità il fuoco vivo della nostra fede: la relazione con Dio. Ha proseguito, riprendendo un breve passaggio dell’Evangelii Gaudium (EG 49):“Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dellamicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita”, passo che, guardando ai cosiddetti lontani, può aiutarci a capire cosa è essenziale per noi. Il primo aspetto, dunque, è il rapporto vitale e vivificante con Gesù che si vive all’interno della comunità credente, una comunità che non si regge sul semplice “stare bene insieme” bensì sul sentirsi “convocata dal Signore”. Due sono le domande che il Vescovo ha fatto emergere da questo primo passaggio: “Siamo sicuri che chi ci guarda intuisce in noi la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù? Quando facciamo battaglie per difendere i nostri campanili ci sono questi elementi o li sacrifichiamo?”

Mons. Brambilla ha poi sottolineato che all’Unità Pastorale è stato aggiunto l’aggettivo Missionaria, termine che vuole cambiare la qualità del lavorare insieme. Se infatti al vicariato sarà lasciato il compito del coordinamento e della formazione di sacerdoti e laici, le UPM saranno il luogo in cui dovranno animarsi e coordinarsi la Pastorale Famigliare, la Pastorale Giovanile, la Carità e prendere forma i nuovi Ministeri laicali, tutti momenti che riguardano più da vicino la vita delle persone che vivono la comunità. E’ qui che bisogna insegnare a camminare insieme senza risparmiare le inevitabili fatiche ma imparando a desiderare e a vedere più lontani orizzonti di senso e di vita. Dunque, tra le tante attenzioni che una UPM dovrà avere, il Vescovo richiama a dedicare del tempo all’educazione che certamente può aiutare ciascuno, qualunque sia l’età della vita, a fare proprio il cambiamento richiesto per risponderne con creatività.

Per il futuro, un futuro non troppo lontano, Mons. Brambilla intravede cinque ministeri: Ministero della Parola, Ministero dell’Eucarestia, Ministero della Carità, Ministero Missionario e Ministero della Consolazione. Sono queste le attenzioni pastorali che saranno in grado di tenere viva e di riaccendere la fede nelle nostre comunità, un cammino tracciato dal Sinodo e sicuramente non semplice ma che darà i suoi frutti se avremo il coraggio di partire dalla riscoperta del dono del Battesimo. Infatti essere laico oggi non significa nell’immediato “laico impegnato” ma prima di tutto credente che vive la propria fede portandone l’esperienza laddove quotidianamente vive.

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